Riapertura stadi, il Veneto segue l’ordinanza dell’Emilia Romagna a riapre le strutture per le manifestazioni sportive da ottobre
Il Veneto segue l’esempio dell’Emilia Romagna e riapre gli stadi con delle limitazioni. Il presidente delle giunta regionale Luca Zaia ha firmato un’ordinanza che sarà esecutiva dal prossimo 3 ottobre: sì agli stadi per massimo 1000 persone e 700 nei palasport che sono al chiuso.
Ci sarà un preassegnazione dei posti che dovrà essere occupato tutta la durata della manifestazione, senza possibilità di cambiare.
La mascherina è obbligatoria all’ingresso e all’uscita e si potrà togliere quando si è seduti. Poi c’è la distanza da rispettare: l’ordinanza parla chiaro con almeno un metro di distanza tra un posto e l’altro sia lateralmente che in direzione longitudinale.
La decisione di firmare tale ordinanza è stata presa in rispetto del Cpcm dello scorso 8 agosto e valida al momento fino all’8 ottobre. Agli steward il compito di vigilare sul rispetto delle norme anticontagio. Per quanto riguarda l’uscita alla fine della gara, gli spettatori lasceranno gli stadi a gruppi.
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Riapertura stadi, non mancano le polemiche. Dal Pino “Noi noni interpellati”
De Siervo: «Caos sulla riapertura stadi: serve chiarezza» https://t.co/JrUMR5G62N pic.twitter.com/6U0dVoZwHA
— Calcio e Finanza (@CalcioFinanza) September 19, 2020
Sì a 1000 spettatori negli stadi in Veneto ma non da subito. Stasera infatti è prevista la prima gara di campionato di Serie A Hellas Verona – Roma che come le partite post-lockdown giocate in piena estate, sarà a porte chiuse.
Troppo poco il tempo per organizzare tutto in pieno rispetto delle norme. Nell’ordinanza sono vietate anche bandiere e striscioni.
Ma non mancano le polemiche con il presidente della Lega Calcio di Serie A Dal Pino che chiede rispetto. Non è stata interpellata la Lega per la decisione del ministro Spadafora di riaprire gradualmente e con prudenza gli impianti sportivi.
Anche il presidente del Coni Malagò è intervenuto, chiedendo uniformità di giudizio e valutazione tra governo, Comitato Tecnico Scientifico e Regioni.
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