Serata all’insegna della satira: su Rai3 va in onda alle 21.20 “Morto Stalin se ne fa un altro”, film diretto da Armando Iannucci. Tra i protagonisti del cast Steve Buscemi e Russell Beale.
Tutti i dettagli su “Morto Stalin se ne fa un altro”, il film satirico diretto dal regista scozzese Armando Iannucci, in onda questa sera, 25 agosto, su Rai3.
Adattamento cinematografico del romanzo grafico “La morte di Stalin” di Fabien Nury e Thierry Robin, il film di Iannucci è una commedia nera che racconta gli eventi che seguirono la scomparsa di Iosif Stalin nel 1953. Protagonisti del film, infatti, sono i rappresentati dello stato maggiore sovietico che, alla morte del loro leader, si barcamenano nel tentativo di assumere il potere lasciato vacante. A sfidarsi saranno i figli del dittatore appena deceduto, Vasilij e Svetlana Stalin, i generali Žukov (Jason Isaacs), Malenkov (Jeffrey Tambor), Molotov, Chruščёv (Steve Buscemi) e il capo della polizia segreta russa Berija (Russell Beale).
Approfittando del caos e dello sconforto generato dalla morte del dittatore, proprio quest’ultimo, il terribile Berija, distruggerà una serie di documenti scomodi per la sopravvivenza del governo. Inoltre, nonostante diversi pareri contrari iniziali, dispone il congelamento degli arresti dei prigionieri politici ed il rilascio degli internati nei Gulag. Dalla sua parte Berija troverà l’appoggio di Malenkov, ma sarà costretto a fare i conti anche con l’opposizione di Chruščëv e Kaganovič che lo ritengono troppo pericoloso.
Presentata in anteprima nel 2017 al Toronto International Film Festival, l’opera di Iannucci con sagacia e ironia mette in scena una critica sottile degli anni più delicati del comunismo sovietico, quelli dopo la morte di Stalin: analizzando gli strani comportamenti dei protagonisti e mettendo in luce i loro difetti, il lungometraggio, demolisce gli ideali del comunismo sovietico e mira a mostrare invece quello che la rivoluzione sarebbe dovuta essere e quello che in realtà è stata.
Il regista scozzese, magistralmente, rivede anche il processo alla figura di Stalin: seppur lecite, le accuse alla figura e all’operato del dittatore sembrano essere state un modo per ripulire la coscienza di chi, con connivenza, quei crimini e quelle atrocità le aveva accettate e commesse in egual modo. Ma il film di Iannucci contiene una critica ancora più sottile e generale che va a riflette anche sul degradamento degli ideali più puri dell’uomo: la corsa disperata al potere diventa, infatti, una metaforica critica ai vizi maggiori dell’uomo, quali la sete di potere e l’avidità.
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