Il 24 agosto 2016, alle 3:36, una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 squarciava il centro Italia, provocando 299 vittime e migliaia di sfollati. Quattro anni dopo la ricostruzione procede ancora a fatica.
Sono passati quattro anni da quel 24 agosto 2016 che sconvolse il volto del centro Italia. Alle 3:36 una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 registrata tra i comuni di Accumoli e Arquata del Tronto, provocava 299 vittime e più di 40 mila sfollati. A quattro anni di distanza, nulla o poco è cambiato: la ricostruzione delle zone colpite “è incompiuta e procede con fatica, tra molte difficoltà anche di natura burocratica” dice il Presidente della Repubblica Mattarella.
Un boato atroce, gente disperata in strada, polvere e macerie. Il terremoto di magnitudo 6.0 che il 24 agosto 2016, alle 3:36, colpì le regioni del Lazio, delle Marche, dell’Umbria e dell’Abruzzo, provocando 299 vittime e più di 40 mila sfollati, ha cambiato per sempre il volto dell’Appennino centrale. Oggi, a quattro anni di distanza, sono molte le iniziative volte a ricordare le vittime. Ma le celebrazioni non bastano a cancellare le cicatrici di quel tragico evento, ancora nitide e indelebili sui palazzi così come nella memoria di chi quella notte l’ha vissuta.
A quattro anni di distanza, infatti, l’incubo non sembra ancora essere terminato. “Sia la ricostruzione pubblica che quella privata sono in forte ritardo” afferma Domenico Angelone, Tesoriere del Consiglio Nazionale dei Geologi. Un commento che sopraggiunge dopo la presentazione del Rapporto sulla ricostruzione post sisma 2016, presentato il 22 agosto dal Commissario alla ricostruzione, Giovanni Legnini. “Questi dati – aggiunge Angelone – dimostrano che il bilancio dei lavori è tutt’altro che positivo. Quattro anni di burocrazia e lungaggini che hanno portato a un ritardo ancora più evidente nella ricostruzione pubblica”.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte questa mattina si è presentato ad Amatrice per la messa in ricordo dei defunti con cui il piccolo centro, tra i più colpiti quella notte, ha scelto di ricordare i defunti. Dopo la cerimonia di commemorazione Conte, parlando con i familiari delle vittime, ha dichiarato: “Con la normativa vigente era pressoché impossibile ricostruire. Abbiamo fatto un grande sforzo normativo per modificare la disciplina vigente. Adesso si può ricostruire seguendo il criterio della riqualificazione edilizia e non delle nuove costruzioni, e questo velocizzerà e non poco le procedure della ricostruzione”.
Conte ha poi commentato la rabbia e la delusione delle popolazioni terremotate, sfiducia che trapela anche dal Rapporto. “I cittadini fanno bene a protestare, a lamentarsi, a chiedere, a pretendere. Non devono giustificarsi con nessuno. E’ a loro che vogliamo e dobbiamo dare risposte” ha detto il premier, aggiungendo poi “siamo sulla strada giusta, e vogliamo lavorare per fare in modo che la ricostruzione prenda piede nel più breve tempo possibile”.
Ad intervenire sulla lenta burocrazia che ha rallentato la ricostruzione è anche il Presidente Mattarella (QUI il suo messaggio integrale). “Nonostante tanti sforzi impegnativi, l’opera di ricostruzione dei paesi distrutti è incompiuta e procede con fatica, tra molte difficoltà anche di natura burocratica” ha detto il Presidente della Repubblica. “Nello spirito di solidarietà, fondamento della nostra Costituzione, la Repubblica – in tutte le sue istituzioni, territoriali e di settore – deve considerare prioritaria la sorte dei concittadini più sfortunati colpiti da calamità naturali, recuperando, a tutti i livelli, determinazione ed efficienza” ha concluso.
Anche Papa Francesco ieri, al termine dell’Angelus, ha ricordato il quarto anniversario del terremoto. “Rinnovo la preghiera per le famiglie e le comunità che hanno subito maggiori danni perché possano andare avanti con solidarietà e speranza”. “E mi auguro – ha proseguito il Pontefice – che si acceleri la ricostruzione affinché la gente possa tornare a vivere serenamente in questi bellissimi territori dell’Appennino”.
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