Coronavirus, l’infettivologo Bassetti smorza l’allarmismo
Il direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, in un’intervista all’edizione oggi in edicola del Corriere della Sera smorza l’allarme sulla recrudescenza della pandemia da coronavirus covid-19. Vediamo nel dettaglio il ragionamento del noto infettivologo.
Le parole dell’infettivologo
“Almeno il 90 per cento di questi pazienti, positivi al tampone, sono asintomatici – attacca con nettezza Bassetti – Il che significa che non sono malati“. Il direttore della clinica genovese, osserva però, che nonostante questo stato di cose le persone vanno in ogni caso messe in quarantena. “Del resto – spiega il luminare – è quello che succede per tutte le altre malattie infettive”.
La tipologia dei casi
Il direttore del reparto competente sul tema coronavirus del San Martino di Genova sottolinea, poi, come spesso si fa confusione tra i vari livelli di gravità del contagio e spiega come “esista una classificazione della gravità dell’infezione da Covid 19 firmata dall’Nhi, iNational Institutes of Health americani“. Le tipologie, nello specifico, sono tre. La più grave, definita critica, implica importanti problemi respiratori, un’infezione generalizzata, il cosiddetto shock settico, unita a danni in molti organi del corpo. La medio grave, è quella definita severa, in cui è assolutamente necessaria l’assistenza respiratoria. Ci sono infine i casi moderati, quelli gestibili nei normali reparti di medicina interna degli ospedali del territorio nazionale.
Coronavirus, secondo Bassetti morde meno
Ma il cuore dell’intervista è nella chiosa. “Il virus sta “mordendo meno”? – si chiede ad alta voce Bassetti – sembrerebbe di sì” sottolinea con nettezza il virologo e ne spiega il motivo. “Potrebbe dipendere da una ridotta carica virale – afferma Bassetti – unita ad una migliore assistenza dei malati, e a qualche mutazione del virus stesso”. Un dato però è incontrovertibile, quello sui decessi: “Nei mesi di marzo, aprile, maggio al San Martino di Genova avevamo una mortalità dell’11% nei pazienti ricoverati. Ora è zero”.