Non si placa, anzi, di contro prende forza, la polemica legata alle nuove linee guida sull’aborto farmacologico con la pillola Ru486, per i Vescovi d’Italia e per il quotidiano di riferimento, “Avvenire”, violano la legge 194. Vediamo i dettagli.
“La gatta frettolosa fa i gattini ciechi”, attacca, senza mezzi termini, l’articolo di fondo, a firma Eugenia Roccella e Assuntina Morresi, comparso nell’edizione oggi in edicola di Avvenire. L’attacco è diretto alla scelta del Ministro della Salute Roberto Speranza relativamente alle nuove linee guida per l’uso del mifepristone, il composto chimico noto con il nome commerciale di Ru486. Secondo il quotidiano di riferimento della Conferenza Episcopale Italiana la scelta di Speranza, di fatto, rappresenta una modifica della legge 194 quella che dal 1978 regola l’IVG, l’interruzione volontaria di gravidanza. L’aborto.
Sempre secondo Avvenire, il parere del Consiglio Superiore di Sanità dello scorso 4 agosto, quello che ha dato il via libera all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana, non fornisce una chiara spiegazione sul perché i pareri precedenti, datati 2004, 2005 e 2010 vengono ritenuti superati. Durissima l’accusa. “Per abortire in consultorio – scrive Avvenire – bisogna cambiare la 194, e questo, in democrazia, va fatto attraverso il Parlamento”. In sostanza per il quotidiano di ispirazione cattolica le nuove linee di indirizzo, le circolari e i pareri, non hanno forza di legge, e non possono modificare la norma dalla quale discendono e alla quale fanno riferimento.
Non meno nette in tal senso le parole di diversi Vescovi italiani che, nei giorni delle celebrazioni dell’Assunzione di Maria, hanno parlato, apertis verbo, di un errore. Il primo a prendere posizione è stato, sempre su Avvenire, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti per cui le linee guida “costituiscono una duplice sconfitta: per la vita del concepito e per la stessa donna, lasciata ancor più a se stessa”. Non meno diretta la posizione dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini: “Non spaventate le mamme suggerendo che l’aborto sia una soluzione, mentre è un dramma e una ferita che non guarisce mai”. L’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, entra nel merito: “Non è un segno incoraggiante la logica di privatizzazione che sta dietro alle recenti modifiche normative”. Più squisitamente politico, infine, il ragionamento dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo: “La nascita di un bambino è un dono”. Pertanto, si appella ai politici, “tutti coloro che hanno responsabilità, indipendentemente dall’appartenenza, sono chiamati a favorire politiche in favore della famiglia”.
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