Una nuova guerra informatica e commerciale, dopo quella in atto per il controllo di TikTok, si profila all’orizzonte, stavolta il protagonista della questione, è il famoso videogioco Fortnite e la durissima contesa che, da ieri, lo contrappone ai creatori dei sistemi operativi dei nostri smartphone, lo iOS di Apple e Android di Google.
Parte tutto dalla scelta di Epic Games, la storica compagnia di videogame di Rockville, che ha citato in giudizio la Apple con l’accusa, decisamente infamante per il sistema commerciale USA, di monopolio. Meglio ancora la Epic Games accusa la Apple di condotta anti concorrenziale. Il nodo è banalmente economico. La compagnia creatrice di Fortnite ritiene troppo alto l’agio del 30% che deve pagare ad Apple ogni volta che l’applicazione, o parti di essa, vengono scaricate da Apple Store. La compagnia fondata da Steve Jobs, di contro, replica che una cifra del genere è necessaria per tenere al massimo livello di sicurezza, una volta scaricata sullo smartphone, l’applicazione stessa.
Ma non finisce qui. Nello stesso giorno in cui Epic Games apre la controversia contro la Apple, la stessa compagnia di Cupertino ha ritirato Fortnite dal mercato online motivando la scelta con il fatto che i titolari del gioco hanno aggiunto un sistema di pagamento capace di scavalcare il sistema App Store nelle transazioni economiche degli utilizzatori. In particolare, la Epic, propone ai propri giocatori, 350 milioni di persone in tutto il mondo dal suo lancio nel 2017, di acquistare la valuta virtuale, i V-Bucks, a un prezzo scontato del 20% se il pagamento avviene in maniera diretta invece di passare per Apple. La stessa scelta è stata fatta nella giornata di ieri anche Google.
“Apple è diventata ciò che una volta criticava – si legge nell’atto di citazione della Epic Games – il gigante cerca di controllare i mercati, bloccare la concorrenza e soffocare l’innovazione”. Dietro queste parole si nasconde un mondo che parte dallo spot anti IBM utilizzato per il lancio del Macintosh, passa per lo sberleffo “Don’t be evil” rivolto a Google, e atterra, in pieno 2020 in una battaglia come detto tutta commerciale. La questione è non dividere con Apple e Google i profitti. Se per la Epic dovesse andare bene nel sistema si aprirebbe una pericolosissima crepa.
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