Sulle nuove linee guida su Ru486, l’aborto farmacologico, monsignor D’Ercole replica al ministro Speranza: il dibattito politico.
Un duro affondo contro il ministro Roberto Speranza arriva da monsignor Giovanni D’Ercole, già vescovo ausiliario de L’Aquila e dal 2014 vescovo di Ascoli Piceno. L’alto prelato contesta alcune affermazioni del ministro riguardanti le nuove linee guida sull’uso della pillola Ru486, il cosiddetto aborto farmacologico. Queste le parole via Twitter del vescovo: “Ministro Speranza non ho mai visto pace nel cuore di donne che hanno abortito. Solo chi come noi sacerdoti ascolta e confessa conosce questo dramma per cui tante mamme non riescono a trovar ragione. Altro che conquista di civiltà”.
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Il dibattito politico su linee guida Ru486
Le nuove linee guida su Ru486 irrompono anche nel dibattito politico: oltre infatti a trovare la contrarietà dei vescovi italiani, come dimostra la dura risposta sul quotidiano ‘Avvenire’, da più parti arrivano delle frecciate al ministro. Per Giorgia Meloni sono “un balzo indietro per le donne e non un passo in avanti verso una maggiore ‘libera autodeterminazione femminile’ come vuol far credere la sinistra”. L’assessore agli Affari Legali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, avverte: “Consentire che la pillola Ru486 sia somministrata in ospedale e poi la donna possa uscirne ed espellere l’embrione-feto in privato e in totale solitudine, la espone a rischi di gravi e fatali emorragie”.
Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day, è ancora più esplicito: “Assumere la Ru486 senza ricovero è un attentato alla vita e alla salute della donna”. Sul fronte opposto, la portavoce della Conferenza Nazionale delle donne del PD, Cecilia D’Elia, rileva: “Finalmente, con le nuove linee guida del ministero, questo metodo viene sottratto alla discussione ideologica e riportato alle evidenze scientifiche e dunque al rispetto della salute delle donne e delle loro scelte”. Concorda la senatrice del Movimento 5 Stelle, Emma Pavanelli: “Si tratta di un traguardo importante per le donne che si trovano a dover ricorrere a un’interruzione di gravidanza”.